a.s.d.

danza omodeo
“La danza fa parte della mia anima, 
mi rende felice e fa felice anche la gente.”               
  John Travolta

Storia della danza

Come nasce?

Amare la danza era un primo passo, sicuro, nella direzione dell’innamorarsi.
(Jane Austen)

La danza classica si avvale di una tecnica accademica codificata inizialmente dai maestri dell’Académie royale de danse, fondata a Parigi nel 1661 da Luigi XIV di Francia con l’intento di fissare e sviluppare i principi fondamentali dell’arte coreografica. Nell’ambito dell’Académie Royale, il maestro e coreografo Pierre Beauchamp codificò la gran parte dei passi principali e le sei posizioni dei piedi e le cinque delle braccia classiche. Per questo motivo i nomi dei passi della danza accademica sono tutt’oggi in lingua francese.

Fu proprio in Francia che la danza classica si sviluppò maggiormente e si ufficializzò, grazie a Luigi XIV, detto Re Sole. Luigi XIV, tra le tante Accademie istituite per sua volontà, creò nel 1661 anche quella dedicata al ballo, l’Académie Royale de danse. È qui che ha origine la danza classica come la conosciamo oggi. Pierre Beauchamp, maestro e coreografo dell’”Académie”, codificò le cinque posizioni classiche (già stabilite in precedenza dai maestri di ballo del Quattrocento e del Cinquecento) assumendole come regola per iniziare e terminare i passi, e fissò le norme per l’esecuzione dei principali passi di danza allora conosciuti stabilendone anche la terminologia.

Nel Settecento la danza classica sviluppò la sua tecnica e ampliò i virtuosismi, soprattutto maschili, fino al punto di scadere nella mera acrobazia. Nel 1735 fu fondata l’Accademia imperiale russa, che darà poi vita alla tradizione del balletto russo.

Nell’Ottocento, secolo nel quale la danza femminile prevalse su quella maschile, le gambe iniziarono a divenire visibili, e poco dopo la metà del secolo venne introdotto un gonnellino più corto, il tutù e iniziarono ad apparire le scarpette da punta. La tecnica delle punte viene avviata nel 1823, per lo più per due o tre passaggi, ad opera della danzatrice italiana Amalia Brugnoli nel balletto La fée et le chevalier, coreografia di Augusto Vestris, celebre danzatore e virtuoso.

Nel 1828 vennero inserite per la prima volta nei balletti delle “prese” della danzatrice da parte del partner. Negli anni del Romanticismo il balletto subì il fascino di personaggi, scenari, temi letterari caratterizzati da situazioni tragiche e sentimenti esasperati, così come da ambientazioni fantastiche o tratte da leggende e temi medioevali, in cui facevano la loro comparsa creature magiche, spesso alate, così come fate o spiritelli.

Nel 1832, per la prima volta, Maria Taglioni danzò l’intero balletto La Sylphide, coreografia del padre Filippo Taglioni, sulle punte. La Sylphide cambiò moltissimo lo stile dei balletti nella tecnica, nella storia e nei costumi e in un certo senso ispirò uno dei grandi capolavori romantici del balletto: Giselle, interpretato per la prima volta all’Opéra di Parigi nel 1841 da Carlotta Grisi. Anche qui il tema del sovrannaturale è dominante. Nel secondo atto di Giselle i fantasmi delle Willi indossano il tutù bianco già reso popolare da La Sylphide. In occasione della prima rappresentazione del balletto nel 1832, vennero sperimentate innovazioni teatrali che avrebbero influenzato gli allestimenti nel secolo successivo. Il costumista Eugéne Lamy disegnò per la Taglioni il primo tutù bianco lungo fino alle ginocchia, con due piccole ali applicate all’altezza delle scapole, le scarpette da punta rosa adottate per dare l’impressione che la danzatrice si alzasse sulle punte per volare ed infine l’acconciatura “à bandeaux”.

In Russia, il coreografo Marius Petipa ed il musicista Pëtr Il’ič Čajkovskij diedero origine ad alcuni balletti classici famosissimi: Il lago dei cigni, La bella addormentata e Lo schiaccianoci. La compagnia dei Ballets Russes di Sergej Djagilev, fra il 1909 e il 1929 è artefice di una vera e propria rivoluzione in senso moderno della danza classica, con l’assunzione di movimenti non canonici, per non dire addirittura “antiaccademici” e una forte rivalutazione delle potenzialità espressive e drammatiche della danza.

Negli Stati Uniti d’America, nel 1934 George Balanchine fonda la School of American Ballet. Più tardi, nel 1947, insieme a Lincoln Kirstein Balanchine fonda la Ballet Society che diventerà l’anno successivo (1948) il New York City Ballet. In seguito nascono tante compagnie di balletto in altrettante città nordamericane: il National Ballet of Canada, a Toronto nel 1951, Les Grands Ballets Canadiens, a Montréal nel 1952, il Pennsylvania Ballet, a Filadelfia nel 1963 e lo Houston Ballet nel 1963.

Nel 1956 le grandi compagnie russe, come la compagnia del Bol’šoj o la compagnia del Teatro Kirov (ora Teatro Marijnskj), cominciarono ad esibirsi in occidente. L’intenso spirito drammatico e il grande virtuosismo tecnico dei danzatori russi ebbero un fortissimo impatto sul pubblico. È importante citare i grandi nomi di Rudol’f Nureev, diventato poi direttore artistico del Ballet de l’Opéra de Paris, di Natalija Makarova o di Michail Baryšnikov, poi direttore dell’American Ballet Theater, a New York.

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